28 settembre 2006

Ritmo

il refrain si ripete


Ritmo.
Che blues sarebbe se non ci fosse il ritmo?
Una cadenza pigra, strascinata e quasi mai articolata.

4/4 con pochissime battute al minuto.

Uno di quei ritmi che non cambia mai, che infonde sicurezza: in fondo è rassicurante apere quello che ti aspetta.
Ma forse è la ricerca della sicurezza che induce questo ritmo.
Anch'io l'ho cercata la sicurezza, ma non sono sicuro che era proprio questo il ritmo che cercavo.
Ma il pezzo è iniziato e all'inizio del pentagramma c'era scritto 4/4 con pochissime battute al minuto.

Non c'è spazio per la libertà.
Anche la libertà è una questione di tempo.

Il refrain si ripete.
Il refrain si ripete.
Il refrain si ripete.
Il refrain si ripete.


25 settembre 2006

Language is a virus

E' irritante trovarsi alla mia età, reputandosi una persona socievole a cui piace seguire e spesso condurre conversazioni con altre persone, magari facendo qualche battuta, trovarsi retrocesso a presenza inutile e silenziosa.
E' questo quello che accade quando mia moglie incontra i suoi amici francesi: improvisamente le mie capacità di comunicazione scendono agli stessi livelli di quelli di mia figlia di 2 anni.
Gli amorevoli sforzi di mia moglie spesso sono inutili, lei cerca di tradurmi il traducibile ma il più delle volte il percorso delle conversazioni è così veloce che non faccio in tempo a pensare qualcosa da dire che nel momento in cui finisco di tradurlo mentalmente in inglese (terreno neutro che credevo -sbagliando!- internazionale) gli altri stanno già parlando d'altro.
Ed è così che mi ritrovo a sorridere con un'espressione probabilmente vuota mentre mi sforzo di capire quello che stanno dicendo, cercando di collegare insieme i significati di quella decina di parole francesi che sono riuscito a decifrare e quando credo di averne colto il senso mi ritrovo gli occhi di tutti puntati addosso mentre aspettano di sentire quello che faticosamente provo a dire.
E' difficile dipingere quelle facce imbarazzate che non mal celano il fastidio per avergli fatto perdere tempo ad ascoltare quella cazzata che ti è uscita fuori che il più delle volte non c'entra un piffero con quello che stavano dicendo loro.

Chissà se invece io riesco a mascherare la faccia imbarazzata di quando mi ritrovo trasformato in una mascotte sotto le lodi esagerate che mia moglie pubblicamente mi tesse per risollevare la mia immagine senza potermi difendere con una battuta ironica?

E così mi ritrovo a fare il turista nella mia città, con mia moglie che intrattiene i suoi amici e fa da cicerone mostrandosi spigliata e sempre con la situazione in pugno mentre io reprimo la mia voglia di comunicare sotto il peso di mia figlia. Certo, perché mi permetto pure di fare l'ottimista e credere che mia figlia cammini da sola dandomi la mano per Roma e lascio il passeggino in macchina credendo che si tratti solo di un inutile peso da portarsi appresso. Quindi non devo lamentarmi se poi sono costretto a tenerla in braccio per tutto il tempo e devo far finta di nulla mentre cerco di rianimare il mio povero braccio.

Pranziamo in un ristorante turistico vicino Campo de' Fiori e ci si mette pure il cameriere a parlarmi in inglese nonostante i miei sforzi per mostrarmi italiano de Roma. Inutile. Mi sento sempre più io lo straniero fuori luogo.

Quando poi torno a casa, stanco morto per tutti i chilometri percorsi a piedi e col braccio depresso che mi manda a quel paese col linguaggio del corpo (NOOO!!! Un'altra lingua da comprendere no!!!) cos'altro posso desiderare se non passare la notte sul divano?

18 settembre 2006

Esercizi di stile: Nuovo Giornalismo

Viviamo giorni difficili, movimentati.

Occorre essere sempre pronti e muoversi più in fretta degli altri, quantomeno per rimanere nel branco.

Anche il linguaggio deve adeguarsi: se non riuscite a leggere gli SMS che ormai scorrono sotto quasi tutti i programmi televisivi siete fuori.



I dettagli e le sfumature sono sempre più inutili. La qualità ormai è legata solamente alla velocità. L'ignoranza (soprattutto se ti fa risparmiare tempo) molto spesso premiata.



Anche i giornalisti non sfuggono a questa regola e per commentare le reazioni di Al Qaeda alle cacata che il papa non è riuscito a trattenersi ecco cosa scrive un anonimo giornalista su repubblica.it



www.repubblica.it/2006/09/sezioni/esteri/benedettoxvi-5/benedettoxvi-5/benedettoxvi-5.html



14 settembre 2006

Paris est fille

Parigi è femmina. Vezzosa, col trucco sembre ben aggiustato. Che ti ammicca per conquistarti ma è pronta a fare la difficile e a rifiutarti in maniera altezzosa.

Con questo viaggio in francia mi è sembrato di stare in un film di Almodovar dove tutta la storia è al femminile e gli unici uomini che si incontrano sono inutili o omosessuali e spesso si chiamano Christof.



Abituato ad una logica lineare, forse un po' maschilista, la logica francese mi appare come un pensiero femminile: curvo, arricciato e pieno di inutili ammennicoli, incomprensibile come l'interno di una pochette femminile.



Mi son sentito come un adolescente che si deprime di fronte all'incomprensibile logica femminile quando mi son trovato alle prese con una boccetta di sapone per le mani appena comprata al supermercato: non sono stato capace di utilizzarla. Poco mi consola che neanche mia moglie e la sua amica italiana siano riuscite nell'impresa.



Per pudore tralascio i miei indegni tentativi di avere ragione di un lettino da campo francese. Ne ho aperti e chiusi diversi, ma erano americani, spagnoli e italiani. La logica francese è come il Macintosh: incompatibile con tutto.



Perché mai in un parco i bambini devono pagare per potersi dondolare su un'altalena?



Però è una bella soddisfazione essere ad un matrimonio francese, in un bellissimo castello sperduto nella Normandia, accompagnato dalla donna più affascinante e la bambina più graziosa. Faceva tanto Moulin Blanc. E spero con tutto il cuore che questa la capiscano solo gli italiani, 'che mi son rotto di essere l'unico che non capiva un cazzo di quel che si diceva!