30 novembre 2006

Allarme rosso!

Tutta colpa del rosso!
No, non sono un anti-comunista.
Ma ribadisco che è tutta colpa del rosso.
Vabbè, cerco di essere più preciso: i miei occhi vedono poco rosso, il mio cervello interpreta e compensa ma ... non può fare i miracoli. Per cui, per dirvene una, da bambino disegnavo benissimo ma i tronchi degli alberi li facevo verdi mentre la chioma marrone. Ma non mi chiamo Picasso quindi le mie opere erano considerate risibili e non artistiche.

Capite bene che l'autostima di un bambino cresce in maniera bizzarra se prima ti dicono "Ma come disegni bene!" e poi ridono dei tuoi disegni.

Dura la vita per noi mezzi-daltonici, ma con l'andare degli anni ci si abitua e l'esperienza ti insegna che se non hai qualcuno che ti accompagna a fare spese e che ti dica "Ma sei proprio sicuro che vuoi comprare quella camicia rosa?" quando tu pensavi di stare per acquistare una camicia bianca è meglio andare sul sicure e comprare solo cose nere come ho fatto per anni, andando in giro a sembrare figo vestendomi come i Blues Brothers.

Ora però la pacchia è finita e il dramma è solo all'inizio.
Mia figlia ha scoperto i colori e inizia ad indicarmi le cose chiedendomi delle certezze che io non ho, neanche sperdute o dimenticate nel cassetto.

29 novembre 2006

Deformazione professionale: bottom-up

Avete presente quella sensazione che si prova quando alla fine tutti i pezzi combaciano e quel brivido di soddisfazione quando vedi per la prima volta che quello per cui hai lavorato funziona?

Io ci vado matto!
E' da quando ancora giovincello che mi apprestavo a studiare i vari metodi di programmazione. Io sono della vecchia guardia e mi hanno insegnato la progettazione bottom-up: prepari i vari componenti del sistema e solo alla fine li metti insieme.
Ora le moderne strategie di elaborazione dell'informazione l'hanno riportata alla luce per affiancarla alla più usata top-down. Ma questa è solo una mia piccola personale soddisfazione filosofica.

Io sono sempre stato bravo a vedere contemporaneamente l'obiettivo e le soluzioni dei piccoli problemi che per raggiungerlo occorre trovare.
E poi nella vita di tutti i giorni la top-down è inaplicabile: non si può mettere in lavastoviglie i piatti che non sono stati prima accumulati e sciacquati.
Mi vergogno un po' e non biasimo mia moglie che mi prende per il culo quando per sbrigarmi a mettere a posto la cucina metto in pratica le mie teorie. Ma è solo mio il gusto di sapere di aver fatto una cosa nel migliore dei modi nel minor tempo. E lei è giustificata: sono molti a non apprezzare le tecniche dove il risultato si vede solo alla fine.

E comunque oggi mi sento come se qualche nodo si sia sciolto. Come un piccolo traguardo raggiunto.
Ma mi sfugge al momento quale sia l'obiettivo verso il quale mi sto muovendo.

Adoro le sorprese! ;-)

24 novembre 2006

Much OR Better

No, non mi sentivo ansioso di tenere aggiornato il blog.
Ho già sufficienti problemi a dover affrontare la personale ricerca del mio ego, accantonato e ormai perduto sotto una realtà che si è fatta ingombrante e troppo veloce per uno come me che ama prendersi il proprio tempo e assaporare ogni boccone.
Mi sento già abbastanta sopraffatto dalla mancanza di libertà per impormi nuove scadenze e nuovi impegni.

Rincorrere il tempo solo per fare più cose non fa per me che non sono un competitivo.
Mi piacerebbe essere piuttosto un collaborativo. Ma per questa strada si va fuori tema.

Avverto un velato senso di antipatia per quelle persone che cercano di mostrarsi ultra efficenti nel fare più cose contemporaneamente, che vanno sempre di fretta per sentirsi indaffarati-quindi-importanti e si sentono quindi esonerati dal prestare rispetto verso chi gli sta tra i piedi. Oggi, un esempio tanto per non rimanere sempre sul generico, un tizio entra nel nostro laboratorio, riceve e risponde ad una telefonata mentre un collega stava lavorando per lui, si allontana a voce alta e esce sbattendo la porta. Quando rientra, un collega gli chiede se la prossima volta può far attenzione alla porta e lui, tranquillo e superiore: "scusa, non c'ho fatto attenzione". Cerca di riprendere le fila del lavoro (e del collega) lasciato in sospeso continuando a commentare a voce alta "ma c'ha detto quello? nun c'ho capito un cazzo"! Improvvisamente si ricorda un impegno e sempre di fretta esce sbattendo la porta.
Ma se non sei capace di seguire un lavoro, una telefonata e altri tuoi impegni contemporaneamente, perché ti ostini a farlo e vieni da noi a mostrare la tua inefficiente fretta sbattendo la porta?

L'eterna lotta tra quantità e qualità.

Sto cercando quindi di tagliare sulla quantità e provare ad aumentare la qualità. Almeno fino a quando la mia mancanza di disciplina, la mia ansia e la curiosità di fare e scoprire cose diverse mi porteranno nuovamente all'intoppo.

Ho iniziato con la musica: ascolto solo le cose che vale la pena ascoltare. Sono passato alla scoperta dei classici jazz.

08 novembre 2006

Seamus Blues

Seamus Blues. Il blog.

Claim my blog

Technorati Profile

Ma la notte...

Ogni tanto la voglia di realizzare le mie passioni mi assale.
Ma come faccio a soddisfare le mie voglie se tutto il giorno lo passo in uno squallido ufficio a fare cose che spesso sono attraenti come un calzino spaiato che fa capolino da sotto il letto.

Certo, di tanto in tanto il giorno mi concedo l'ascolto di qualche disco in mp3. Ma sempre furtivamente e col volume a mezz'asta per non perdermi lo squillo del telefono o la richiesta del collega/cliente.
Le poche ore che sono a casa preferisco passarle insieme a mia moglie (quando mi riesce) e a quella meravigliosa creatura riccia e bionda che di passioni me ne regala ad ogni sorriso e ad ogni capriccio.

Rimane la notte.

Ieri sera c'era la luna piena e un silenzio stimolante.
Mia moglie è riuscita a stendere la piccicna presto ed è scesa sotto coperta subito dopo cena.
Non potevo sprecare un'occasione del genere.
Ho spento la tv. Ho finito di sistemare la cucina. Ho preparato un ciambellone.
Impastare e cucinare mi rilassa e mi fa venire il buon umore.

Sì... questa volta provo ad aromatizzarlo con una spruzzata di liquore alla menta

Il forno è ben caldo e mentre rovescio l'impasto nello stampo unto mi pregusto la porcata che mi riservo come ricompensa: leccare il ciotolone per gustarmi ciò che rimane del dolce intruglione. Slurp!

30 minuti di cottura. Il tempo di vedermi in differita la conferenza stampa che i Genesis riuniti hanno tenuto poche ore prima e di cui vi avevo parlato ieri.

Ne vedo quel che basta per annoiarmi ... tiro fuori il ciambellone da forno, soddisfatto del risultato ma ancora non sazio. Internet mi fa venire fame di cose da vedere. C'è la puntata di Report che domenica non ero riuscito a vedere.
La rabbia che mi trasmette è una bella emozione da provare. Mi sento vivo e consapevole.
Soddisfatte le mie curiosità e i miei interessi è il momento di accontentare il mio corpo che solo ora reclama il sonno.

Ma la notte non la smette mai di regalami emozioni: mia figlia alle 3 si sveglia e reclmama le mie attenzioni.

Passare una notte con una donna così giovane e focosa è dura per un vecchio babbione come me e così questa mattina riesco a confermare il vecchio detto dei leoni e dei coglioni.
Mia moglie fa quello che dovrei fare io: colazionare la piccina e accompagnarla al nido.
Lei rientra e io sono ancora a letto. Ma quando mi alzo per sprofondare nella vergogna e cercare di farmi perdonare da mia moglie inciampo nel paradosso e mi ritrovo coi suoi ringraziamenti per quel che ho fatto stanotte.

Ecco. Ora sapete perché oggi il sole oggi è così brillante!

06 novembre 2006

Turn it on again



La notizia è di quelle che a noi vecchietti che abbiamo utilizzato un giradischi e che abbiamo passato intere giornate ad ascoltare le vicende di Rael o dell'apocalisse in 9/8 fa venire un bel brivido sulla schiena.

Ormai è ufficiale: Phil Collins, Tony Banks e Mike Rutherford, i Genesis del dopo Gabriel e del dopo Hackett, sono da tempo in studio insieme e domani terranno una conferenza stampa nella quale potrebbero (condizionalis scaramanticus est) annunciare il tour della reunion "Turn it on again".

Peter Gabriel sul suo sito ha fatto sapere che stavolta lui non è del giro e che per ora preferisce portare avanti i suoi progetti.

Le prime indiscrezioni rivelano che suoneranno anche a Roma nel prossimo luglio in quel del Colosseo.

Ora le considerazioni.

A me non piace molto sguazzare nella nostalgia.
Non ho più l'età per reggere un concerto-evento gratuito di quelli con decine di migliaia di persone.
I Genesis senza Peter Gabriel è come la pizza senza la mozzarella.

Però... cazzo! Sono i Genesis veri! Non una cover band di quelle che ho sentito decine di volte.

Ricordo che vidi i Genesis 20 anni fa. Il tour di Invisible Touch, praticamente la stessa formazione di questa reunion. Fu stancante, certo, ma sentire suonare quei vecchietti è un'esperienza che non si dimentica.




02 novembre 2006

Paure indotte dalla prevenzione

Perché mai una coppia non può semplicemente cullarsi le speranze di un figlio che verrà?
No. Occorre prevedere qualsiasi cosa per essere pronti a tutto e così si viene sommersi da percentuali e statistiche che prima vanno prese in considerazione per prendersi le dovute responsabilità.
E così devi pagare quel cazzo di mezzo punto percentuale di probabilità di aborto per sapere in anticipo se tuo figlio è così sfigato da rientrare in quel 1-3% di casi di malformazione cromosomica. Tutto questo etichettato con un bel nome ad effetto: amniocentesi.
Ed io tremo per quell'ago che infileranno nella pancia di mia moglie.
Ed io tremo per quel brivido di paura che attraverserà la schiena perfetta mi mia moglie.
Ed io tremo per quel cazzo di mezzo punto percentuale.

Ma la prevenzione non dovrebbe tranquillizzarmi?


31 ottobre 2006

Allouin?

Mia figlia avrà nel suo bagaglio culturale anche la festa di Halloween.
E assocerà a questo periodo immagini di zucche, streghe, fantasmi e scheletracci.
E si divertirà sempre come si deve a chiedere "Dolcetto o scherzetto?", esattamente come si vede nei film americani.
E poi dicono che i film americani non fanno cultura!

Io finora ho sempre trovato triste questo periodo dell'anno. Queste festività meste... i santi e i morti, che non ricordo mai quando è l'una e quando l'altra.
Da bambino pensavo che una festa che si passa nei cimiteri, tristi e sottovoce, non si può considerare festa!
E poi la festa di ognissanti, che pensavo fosse un contentino per quelle persone sfigate che durante l'anno non hanno il proprio santo a consentirgli di festeggiare l'onomastico. A me San Marco regalava il 25 aprile, una vera festa che non si va neanche a scuola ma nel calendario non trovavo la santa col nome di mia sorella Milena o peggio che mai col nome di mia madre. No Santa Delsa non c'è.
E per loro ecco venire in soccorso il primo novembre.
Che tristezza. ;-)

Meno male che adesso ci sono le streghe, le zucche e ....
... e non vedo l'ora di vedere il lavoretto che mia figlia sta facendo al nido!!!

QUESTA SI CHE E' UNA FESTA!

25 ottobre 2006

Conseguenze di un bug

Al mio omonimo piacerebbe lavorare nell'informatica.
Anch'io, alla sua età (e anche da prima) sognavo di diventare un programmatore e quando nel '91 ricevetti il mio primo compenso per occuparmi di una rete in un piccolo ufficio mi sentivo fortunato.
Non vi dico poi come mi sentivo fico ed euforico quando iniziai nel 98 la mia carriera di "libero professionista".
Effettivamente in quegli anni la professionalità e la competenza pagavano.

Poi arrivò la catastrofe: il millennium bug.

Il millennium bug non fece fermare nessuna macchina, nessun sistema smise di funzionare ma il terrore messo in moto dai media riversò nel mondo dell'informatica migliaia di inutili ragazzini brufolosi che per il solo fatto di essere capaci di installare windows sul computer di casa vennero messi a lavorare per sconfiggere il temuto bug.

Risultato: mercato del lavoro saturo. Professionalità svenduta.


Tipico colloquio di lavoro del 2000

C=Candidato T=Titolare

T: Buongiorno...
C: Buongiorno! Vi ho fatto aspettare?

T: Oh no, non si preoccupi, solo due ore e un quarto. Ma avevamo dei giornali da leggere ci siamo aggiornati sulla situazione. Ci siamo aggiornati sulla situazione di Tiscali.
C: Oh Tiscali, si li conosco.

T: Davvero!? E cosa ci dice al rigurardo?
C: Beh mi hanno offerto un lavoro, ma sto valutando.

T: Saremmo interessati anche noi. Ci fa sapere le sue competenze?
C: Dunque io sono un esperto del mondo di Internet e del Web. Ho comprato un computer l'anno scorso e ho fatto l'abbonamento a Internet. Ho preso familiarità con la posta elettronica, e so mandare messaggi. Inoltre ho acquisito familiarità con le tecnologie del WWW e quindi so usare il browser Netscape. Questo per cominciare.

T: Interessante, continui
C: Poi mi sono specializzato nelle tecnologie multimediali, e ho imparato il linguaggio di programmazione del Web, l'acca-ti-elle-emme. Sono infatti un programmatore web avanzato. E poi mi sono specializzato nelle tecnologie più avanzate sempre del web.

T: Ovvero?
C: Io sono uno dei pochissimi al mondo a essere in grado di scrivere codice htlm che sono in grado di visualizzare le famose mappe delle città che vedete su Interet. Ha presente il sito della astrovox?

T: Veramente no...
C: Ah ok, beh non si può pretendere che conosciate tutto, però mi sembra che non siate molto addentro al mondo di internet, è un sito famosissimo. Comunque ha in copertina una tecnologia innovativa e rivoluzionaria.

T: Cioè?
C: Cioè viene visualizzata una città virtuale, e cliccando sopra può scegliere le varie parti, ovvero può andare al cinema, nella biblioteca e così via, E con questo accede alle varie sezioni del sito. Questa cosa è realizzata con una tecnologia rivoluzionaria.

T: Che tecnologia?
C: Si chiama ImageMap e io sono uno dei pochissimi che sa utilizzarla. Ovviamente per queste competenze mi faccio pagare bene. Io sono specializzato nella costruzione, appunto, di città virtuali.

T: Il suo profilo (cerchiamo un esperto internet) ci interessa. Le potrebbe interessare una assunzione da noi?
C: Uhmmm si, potrebbe. Però vede ho molte offerte, quindi vorrei ponderare bene. La cifra base dello stipendio è... ?

T: Dieci milioni di lire le possono bastare?
C: Beh quelle me le danno tutti, comunque mi sembrate una ditta interessante. Naturalmente ci vogliono un po' di facilitazioni del mio lavoro, per parcheggiare stamattina non è stato facile e devo fare mezz'ora di auto per arrivare qui.

T: Le possiamo dare l'appartamento per lei nell'edificio accanto.
C: Questo è un punto a favore. E a stock options come siamo messi?

T: La nostra ditta prevede un piano di incentivazione che comprende anche quelle. Le faccio avere per posta elettronica i dettagli.
C: Ehm no, lasci perdere la posta elettronica, se me li mette per iscritto me li leggo più comodamente, e poi il mio commercialista non è molto pratico di Internet.

T: Gli faccio preparare la documentazione dalla segretaria, insieme a una offerta scritta che comprende stipendio e benefit.
C: Perfetto, allora mi studio il materiale e le faccio sapere.

T: la ringrazio.




Colloquio del 2006

C: E' permesso? Posso entrare?
T: Non vorrei sembrarle scortese ma le faccio osservare che è in ritardo di due minuti. Non è un buon inizio.

C: Veramente sono qui da quattro ore, ed ero andato un attimo in bagno quando ha chiamato, l'appuntamento io mi ero segnato che era tre ore fa. Mi scusi tantissimo.
T: Si accomodi e mi parli rapidamente delle sue competenze. La prego di essere breve, ci sono almeno altri sette candidati che aspettano.

C: Dunque io lavoro con il software dal 1980 e con Internet dal 1995. Ho venticinque anni di esperienza con il software e dieci di internet. Conosco i linguaggi di programmazione Java, Perl, C++, C# PHP a livello avanzato, so usare Adobe Photoshop e Macromedia Flash, conosco i sistemi operativi Windows e Linux a livello amministrazione di sistema, conosco i router, sono certificato MCSE, RHCE, Sun Java,
Cisco e Macromedia. Ho sviluppato 25 applicazioni di livello enterprise e ho diretto team a livello di project manager. I dettagli sono nel mio curriculum.
T: Direi una qualificazione professionale abbastanza ordinaria. Niente di speciale.

C: Se lo dice lei...
T: Guardi praticamente tutti quelli che stanno rispondendo all'annuncio hanno queste caratteristiche. E' tutto assolutamente ordinario.


C: Allora speriamo di aver fortuna e che scegliate me...
T: Cosa potrebbe offrirci per farla scegliere?

C: Guardi io lavoro 11 ore al giorno in media, compreso sabato e domenica. Sono preciso e consegno sempre il software di qualità e ben testato, e quando ci sono i rilasci lavoro anche 48 ore di seguito senza dormire.
T: Onestamente mi sembra il minimo, se uno ha cuore per il suo lavoro.

C: Forse ha ragione... posso avere qualche informazione sulle EVENTUALI condizioni economiche?
T: Lei ha la partita iva?

C: No ma la posso prendere.
T: E come ha lavorato finora?

C: Prima di questo avevo un Contratto a Progetto, un CO-CO-PRO lo chiamano così. Poi è finito...
T: E perché non glielo hanno rinnovato?

C: Veramente la ditta è fallita prima che mi finisse.
T: Uhm, potremmo anche fare qualcosa del genere ma preferiamo collaboratori a partita iva che lavorino a un progetto.

C: Va bene mi organizzo al riguardo; quando saprò qualcosa riguardo
alle vostre scelte?
T: Non si preoccupi, abbiamo i suoi recapiti. Le faremo sapere. Arrivederci.



23 ottobre 2006

La Luisona è viva!

Le idee sono come le tette: se non sono abbastanza grandi si possono sempre gonfiare.

Stefano Benni è uno di quei scrittori che ha delle belle tette... ops! belle idee!
E leggere una qualsiasi delle sue idee è un po' come come mangiarsi la Luisona: l'idea ingurgitata ti si ripropone.

Come l'idea delle elezioni politiche dove occorre indovinare chi vince pena il distacco della corrente elettrica o dell'acqua.
Un'idea fantastica! L'ho letta sull'Elianto di Benni ed ora mi si ripropone ad ogni appuntamento elettorale.

Ma anche dopo 30 anni le sue idee ingurgitate tornano a fare capolino ogni volta che ne capita l'occasione. Come l'idea della Luisona.

In questi tempi di debunking e di complottisti come farsi sfuggire l'occasione di annunciare al mondo la verità: la Luisona è ancora viva!

IO L'HO VISTA!

Faceva l'indifferente nel bar vicino l'ufficio. Non si faceva notare. Ma la scorsa settimana, di sfuggita, il mio occhio goloso si era poggiato su quella pastarella tonda, dove il bianco e il nero erano mescolati a formare l'abusato simbolo dello Yin & Yang. Ma il colore di quello che c'era sotto quel trionfo di kitsch faceva trasparire l'età matura di quella signora pasta.
Troppo facile ammettere che quell'immagine mi ricordava qualcosa...

Ma l'illuminazione mi è arrivata oggi, durante la quotidiana visita post-prandiale al bar per il caffè: ad una settimana esatta dall'ultimo incontro lei era ancora lì. Paciosa e orgogliosa in tutto il suo giallore acido.

Ogni dubbio è stato cacciato: la Luisona è ancora viva!

Ed un pensiero è andato ad Api - Labelladdormentata che mi ha dato un'indizio decisivo per il riconoscimento.


Men at work

Le mie giornate lavorative scorrono, o meglio si fanno frascinare con un certo attrito, nella noia più vischiosa.

Una sorta di bolla di inesistenza avariata.

Questo filmato ne testimonia gli effetti.

Però poi non dite che non vi avevo avvertito.

http://www.youtube.com/watch?v=ACWocYi21_8



17 ottobre 2006

Ed è di nuovo giorno

La notte era fredda e senza stelle.
Un fastidioso peso al cuore creava ombre nel già nero buio.
Tu eri lontana. Ed io mi sentivo solo.

D'improvviso annulli le distanze e il tuo corpo mi riscalda.
I tuoi occhi sono la luce che mi consola.
La luce si fa viva.

Ed è di nuovo giorno.



12 ottobre 2006

VROOOM VROOOM

Ieri mattina c'era più traffico del solito sul raccordo.
Più di mezz'ora di fila quando finalmente vedo il groviglio di ambulanze e macchine della polizia.
Finalmente la strada si fa libera, ma faccio in tempo a cogliere il lembo del lenzuolo
bianco a terra, tra i due grossi tir.
Centinaia di persone infastidite dal traffico. Infastidite per quell'incidente.
Una persona sdraiata con ben altri fastidi.

Ma per noi automobilisti la corsa continua ed io raggiungo l'ufficio.

L'aria si fa improvvisamente pesante.
Le facce tese.
Arriva la notizia. Pochi dettagli.
Ha avuto un grave incidente sulla Colombo. La situazione è brutta. È brutta davvero.
L'imbarazzo al telefono trattiene le parole in gola.
L'attesa. La speranza.

Poi leggi la notizia sul giornale. La foto della macchina accartocciata come se ne sono viste tante. Non ci si interroga sulla facilità dell'evento. Si trova subito una scusa: il semafono non era visibile.

VROOOM VROOOM



09 ottobre 2006

Dietrologia di un raffreddore

E poi dice che uno si ammala!

Sì, ho passato un fine settimana da schifo: raffreddatissimo e con la testa che mi scoppiava per gli effetti di una sinusite che oramai ha affiancato l'11/9 come capro espiatorio, come radice di ogni male.

Ma se uno inizia la giornata lottando per più di 20 minuti con la figlia 2enne nel vano tentativo di convincerla a salire in macchina sotto il sole di ottobre (Sì! A Roma il sole picchia pure ad ottobre!) è matematico che poi ti ritrovi a sudare come quel pezzo di parmigiano che son giorni che sta tutto incellofanato fuori dal frigo.
Ma non basta.
Perché poi, quando ti accorgi che le hai provate tutte, con le coccole, con la forza, col dialogo, col gioco, inizi a guardarti intorno nella speranza che passi qualcuno che possa vagamente impressionare la restia pupa e non vedi nessuno (e per forza! Chi cazzo vuoi che passi "casualmente" in mezzo alla campagna?!? Non siamo più a Tor Pignattara!) ti convinci che devi abbassare le penne, risalire a casa con la bimba in braccio e chiedere aiuto alla moglie.
E si sa, nelle scale sempre in ombra c'è l'effetto cantina, quindi fa fresco. Dopo tutto siamo ad ottobre, come non giustificarlo. Ma se all'inizio gradisci quel fresco ristoratore dopo i venti minuti di sole e sudore, già al primo gradino capisci che quei 10 gradi in meno qualche effetto su di te potrebbero farlo. Ma preferisci non far caso al ghiaccio che nel frattempo si è formato sulla schiena.
Riscendi in compagnia della moglie salvatrice ed è un pugno allo stomaco per il mio povero ego vedere che lei ripone l'infante nel seggiolino nel tempo in cui i meccanici Ferrari cambiano i pneumatici alle rosse.
Ma non basta.
Decidi di andare alla posta per ritirare quella raccomandata che da giorni attendeva di essere presa. Perché se prima eri convinto che si trattasse di una multa (quindi non c'è fretta) ora sei convinto che invece è il nuovo bancomat che nel frattempo scopri che è scaduto.
Non fai in tempo a godere della comodità del vivere in un paesello dove l'andare alla posta resta una questione umana sbrigabile in pochi minuti che ti accorgi che la busta che l'impiegato ti da in cambio del cartoncino arancione non è il bancomat agognato. Una missiva dall'Agenzia delle Entrate riguarda pur sempre i tuoi soldi ma non è un bancomat.
Ci metto un po' a capire come stanno le cose. Di solito mi scrivono per dirmi "tutto a posto signor contribuente, per questa volta puoi andare ma non si rilassi", invece stavolta, mescolata tra una selezione di pagine della mia dichiarazione dei reddidi c'era la richiesta di un fantastilione di euro. "Ma tranquillo! Lei ha 30 giorni di tempo!". Un riscatto?
Io ho il naso grosso, parecchi dischi dei King Crimson, un sacco di idee malsane per la testa ma NON HO un fantastilione di euro!
E poi le tasse le ho sempre pagate, qualche volta in ritardo, magari mettendo un'ipoteca sui miei bootleg migliori ma cazzo! Le ho sempre pagate! E poi un fantastilione di euro ...!!!

Decido di rimandare il panico di qualche ora, se non altro devo aspettare di sentire la commercialista. E qui in campagna ci sono i campi concimati ma non il campo del telefono.

Mi ricordo che sono ancora senza bancomat, e visto che ancora non son guarito dall'ottimismo decido di andare alla banca. Un passeggiata al centro di Roma è pur sempre piacevole.
Col piffero! Ma devo pur sempre considerami fortunato che non mi è venuta l'orticaria per lo stress da parcheggio. Dopo tutto me la sono cavata con una ricerca di soli tre quarti d'ora. Assolutamente nella media considerando che ho parcheggiato in doppia fila a tre metri dalla destinazione.
In banca vengo palleggiato più volte tra la vecchia cassiera che vuole farmi da mamma e quella che penso sia la direttrice, la classica giovane donna in carriera tutta tirata, ma all'ultimo passaggio mi ritrovo fuori dall'agenzia con indicibili desideri nei confronti di quest'ultima ma senza il mio bancomat. Mi consigliano di aspettare.

Anche la commercialista mi dice di stare tranquillo e di aspettare. Come si fa ad aspettare di fronte ad un fantastilione di euri da pagare?!?

Io le prendo in parola: alzo bandiera bianca e mi ammalo aspettando che passi 'sto fine settimana di merda!

...


Ora che il fine settimana è passato ed io ho rispolverato questo blog volete sapere le novità?

Aspettate...

28 settembre 2006

Ritmo

il refrain si ripete


Ritmo.
Che blues sarebbe se non ci fosse il ritmo?
Una cadenza pigra, strascinata e quasi mai articolata.

4/4 con pochissime battute al minuto.

Uno di quei ritmi che non cambia mai, che infonde sicurezza: in fondo è rassicurante apere quello che ti aspetta.
Ma forse è la ricerca della sicurezza che induce questo ritmo.
Anch'io l'ho cercata la sicurezza, ma non sono sicuro che era proprio questo il ritmo che cercavo.
Ma il pezzo è iniziato e all'inizio del pentagramma c'era scritto 4/4 con pochissime battute al minuto.

Non c'è spazio per la libertà.
Anche la libertà è una questione di tempo.

Il refrain si ripete.
Il refrain si ripete.
Il refrain si ripete.
Il refrain si ripete.


25 settembre 2006

Language is a virus

E' irritante trovarsi alla mia età, reputandosi una persona socievole a cui piace seguire e spesso condurre conversazioni con altre persone, magari facendo qualche battuta, trovarsi retrocesso a presenza inutile e silenziosa.
E' questo quello che accade quando mia moglie incontra i suoi amici francesi: improvisamente le mie capacità di comunicazione scendono agli stessi livelli di quelli di mia figlia di 2 anni.
Gli amorevoli sforzi di mia moglie spesso sono inutili, lei cerca di tradurmi il traducibile ma il più delle volte il percorso delle conversazioni è così veloce che non faccio in tempo a pensare qualcosa da dire che nel momento in cui finisco di tradurlo mentalmente in inglese (terreno neutro che credevo -sbagliando!- internazionale) gli altri stanno già parlando d'altro.
Ed è così che mi ritrovo a sorridere con un'espressione probabilmente vuota mentre mi sforzo di capire quello che stanno dicendo, cercando di collegare insieme i significati di quella decina di parole francesi che sono riuscito a decifrare e quando credo di averne colto il senso mi ritrovo gli occhi di tutti puntati addosso mentre aspettano di sentire quello che faticosamente provo a dire.
E' difficile dipingere quelle facce imbarazzate che non mal celano il fastidio per avergli fatto perdere tempo ad ascoltare quella cazzata che ti è uscita fuori che il più delle volte non c'entra un piffero con quello che stavano dicendo loro.

Chissà se invece io riesco a mascherare la faccia imbarazzata di quando mi ritrovo trasformato in una mascotte sotto le lodi esagerate che mia moglie pubblicamente mi tesse per risollevare la mia immagine senza potermi difendere con una battuta ironica?

E così mi ritrovo a fare il turista nella mia città, con mia moglie che intrattiene i suoi amici e fa da cicerone mostrandosi spigliata e sempre con la situazione in pugno mentre io reprimo la mia voglia di comunicare sotto il peso di mia figlia. Certo, perché mi permetto pure di fare l'ottimista e credere che mia figlia cammini da sola dandomi la mano per Roma e lascio il passeggino in macchina credendo che si tratti solo di un inutile peso da portarsi appresso. Quindi non devo lamentarmi se poi sono costretto a tenerla in braccio per tutto il tempo e devo far finta di nulla mentre cerco di rianimare il mio povero braccio.

Pranziamo in un ristorante turistico vicino Campo de' Fiori e ci si mette pure il cameriere a parlarmi in inglese nonostante i miei sforzi per mostrarmi italiano de Roma. Inutile. Mi sento sempre più io lo straniero fuori luogo.

Quando poi torno a casa, stanco morto per tutti i chilometri percorsi a piedi e col braccio depresso che mi manda a quel paese col linguaggio del corpo (NOOO!!! Un'altra lingua da comprendere no!!!) cos'altro posso desiderare se non passare la notte sul divano?

18 settembre 2006

Esercizi di stile: Nuovo Giornalismo

Viviamo giorni difficili, movimentati.

Occorre essere sempre pronti e muoversi più in fretta degli altri, quantomeno per rimanere nel branco.

Anche il linguaggio deve adeguarsi: se non riuscite a leggere gli SMS che ormai scorrono sotto quasi tutti i programmi televisivi siete fuori.



I dettagli e le sfumature sono sempre più inutili. La qualità ormai è legata solamente alla velocità. L'ignoranza (soprattutto se ti fa risparmiare tempo) molto spesso premiata.



Anche i giornalisti non sfuggono a questa regola e per commentare le reazioni di Al Qaeda alle cacata che il papa non è riuscito a trattenersi ecco cosa scrive un anonimo giornalista su repubblica.it



www.repubblica.it/2006/09/sezioni/esteri/benedettoxvi-5/benedettoxvi-5/benedettoxvi-5.html



14 settembre 2006

Paris est fille

Parigi è femmina. Vezzosa, col trucco sembre ben aggiustato. Che ti ammicca per conquistarti ma è pronta a fare la difficile e a rifiutarti in maniera altezzosa.

Con questo viaggio in francia mi è sembrato di stare in un film di Almodovar dove tutta la storia è al femminile e gli unici uomini che si incontrano sono inutili o omosessuali e spesso si chiamano Christof.



Abituato ad una logica lineare, forse un po' maschilista, la logica francese mi appare come un pensiero femminile: curvo, arricciato e pieno di inutili ammennicoli, incomprensibile come l'interno di una pochette femminile.



Mi son sentito come un adolescente che si deprime di fronte all'incomprensibile logica femminile quando mi son trovato alle prese con una boccetta di sapone per le mani appena comprata al supermercato: non sono stato capace di utilizzarla. Poco mi consola che neanche mia moglie e la sua amica italiana siano riuscite nell'impresa.



Per pudore tralascio i miei indegni tentativi di avere ragione di un lettino da campo francese. Ne ho aperti e chiusi diversi, ma erano americani, spagnoli e italiani. La logica francese è come il Macintosh: incompatibile con tutto.



Perché mai in un parco i bambini devono pagare per potersi dondolare su un'altalena?



Però è una bella soddisfazione essere ad un matrimonio francese, in un bellissimo castello sperduto nella Normandia, accompagnato dalla donna più affascinante e la bambina più graziosa. Faceva tanto Moulin Blanc. E spero con tutto il cuore che questa la capiscano solo gli italiani, 'che mi son rotto di essere l'unico che non capiva un cazzo di quel che si diceva!











29 agosto 2006

Preparazioni per un evento di fine estate

Quando ti risvegli la mattina col desiderio di restare sotto il lenzuolo invece che con quel caldo appiccicoso e con le gambe libere sopra le lenzuola stropicciate, beh... allora è proprio finita l'estate.

L'ultima giornata in spiaggia è ormai alle spalle. Trascorsa furtivamente a passeggiare in riva al mare, solo con mia moglie e col la prole a casa intenta nel suo riposino postprandiale.

Ma anche se l'estate è terminata la vacanza deve ancora cominciare.

Non è da tutti vivere tutta l'estate in bilico tra mare, ufficio e una sperduta stazione ferroviaria nascosta in mezzo al nulla, dove poter lasciarci la macchina.

Non è da tutti vivere tutta l'estata con l'acquolina in bocca a pregustare la vacanza che verrà. L'evento che aspetti per mesi e per cui i preparativi durano mesi.

Certo, l'estate si passa nei centri commerciali cercando di controllare una figlia che con un gelato in mano si trasforma improvvisamente nel pericolo pubblico numero uno mentre la moglie cerca il suo top.

Io, la mia camicia l'ho presa in prestito da mio padre. O forse da mia madre, sicuramente più consapevole delle camicie di mio padre. E' da ammirare la cura con cui mia madre mette ordine alle cose. Con lei tutte le cose sono a portata di mano, il passato torna presente e sarà sicuramente futuro. Con mia madre in azione il tempo non riesce a consumare le cose. Mia madre ferma il tempo.

Quella bella camicia di seta, così al sicuro nel guscio delle sue attenzioni, diventa fragile e delicata nel  caotico mondo dove mi muovo io. La mamma si mostra leggermente apprensiva ma piena di fiducia quando mi istruisce su come lavare e stirare il prezioso tessuto. Io sono più spaventato di lei perchè già so che non potrò riferire i comandamenti a mia moglie,  poco incline a ricevere istruzioni e non avrò la possibilità di controllo sulle sorti dei miei indumenti. Ma ho fiducia anch'io.

Ma i preparativi non si esauriscono con il top di mia moglie e la mia camicia. C'è una lingua da apprendere. E così, nella lunga e furtiva camminata in riva al mare nella nostra ultima giornata di mare, mia moglie, con amorosa diligenza, ignorava il suo dolore al piede e percorreva decine di chilometri per cercare di insegnarmi i primi rudimenti di francese. Senza fogli di carta o parole scritte riesce con la sua precisione labiale ad insegnarmi ausiliari e verbi. Per me è un atto dovuto fare attenzione a non liberare la mia dislessia.

Per il viaggio a Parigi tutto deve essere perfetto.

24 agosto 2006

09 agosto 2006

Campioni

Nella musica che ascolto, oltre ovviamente alle sensazioni e alle emozioni che ne ricevo, apprezzo l'originalità e la genialità dell'artista. Se quel che ascolto è il solito polpettone che ricicla in maniera industriale e poco artistica idee di altri geni... be'... mi scatta subito la paletta marrone con su scritto "monnezza".



Quando ho scaricato dalla rete e ascoltato per la prima volta Blue Lines, l'album d'esordio dei Massive Attack, sono rimasto colpito dalla sezione ritmica del pezzo d'apertura: Safe from Harm. Un giro di basso geniale e una batteria perfetta sostenuta da quel tocco di chitarra dalla freddezza tipicamente fusion.



Stamattina la freddezza ce l'avevo addosso. Il jazz e la fusion si sono prestate perfettamente al mio stato d'animo e diligentemente hanno fatto da colonna sonora al mio mattutino viaggio in macchina.

Alla radio parte Stratus di Billy Cobham. Cazzo! Lui sì che sa come suonare la batteria! Non è il solito coatto che si sente obbligato a mostrare ogni volta la sua tecnica.

Mi ha subito fatto tornare in mente la prima volta che lo vidi in un concerto trasmesso in tv. Me ne innamorai subito e divenne il mio mito di adolescente che inizia ad accostarsi alla musica.

In questo brano si sente tutta l'anima fusion di Cobham. Ruggiti rock e percorsi jazz. Qui e lì si sente l'influenza di Miles Davis e nelle chitarre c'è l'ombra di John McLaughlin. Ma sono solo richiami delle sue precedenti esperienze. Dopo tutto se uno passa il suo tempo a suonare con quei geni per forza di cose le sue orecchie si sporcano di quei suoni...



A metà del brano parte quel riff... "eh sì, 'sto pezzo lo conosco!".

Mi servono una ventina di secondi prima di ricordarmi dei Massive Attack più un altro paio di istanti per fare il calcolo: Spectrum è degli inizi degli anni 70, Blue Lines inizio anni 90.... Il genio è Cobham e i copioni sono i Massive Attack.



Ma la paletta marrone non la alzo. I Massive Attack sanno vestire con nuova anima e applicare nuove pulsazioni alla musica che campionano.

Do la colpa al fatto che con gli mp3 non si ha più la copertina del disco a disposizione per leggere gli autori dei pezzi e chi suona cosa. Ormai la musica si consuma senza rispetto. Pornografia per le orecchie.



07 agosto 2006

Atto di forza e crostate al peperoncino

Certo, i bambini devono essere trattati con dolcezza.

Quindi, come a molti capita, se la prole non vuole mettere piede sulla sabbia del mare e piagnucola e si ritrae ad ogni tentativo di fargli fare il bagno al mare occorre usare la dolcezza e la pazienza del metodo di mia moglie: la si prende e con un fermo e deciso atto di forza la si trascina dall'ombrellone alla battigia.

Io non ero presente durante questa delicata prova d'affetto ma il giorno dopo ho visto i risultati. Non so se il merito è di mia moglie o della crostata al peperoncino di mia suocera ma mia figlia in spiaggia non era più la bambina che conoscevo. Ora è tutto un correre, stare in acqua, rincorrere le onde, fare buche e fare forme con la sabbia.

Questo probabilmente è l'incubo di molti genitori che si sentono distrutti dopo la prima mezz'ora. Per me invece è l'opportunità di togliere i legacci al bambino che è in me che è cresciuto a giocare a fare buche (diventato adulto a forza di buche) e castelli di sabbia (diventato adulto nel vedere le proprie fantasie crollare come i miei castelli d'infanzia).

Ora quel monello dentro di me è giustificato a ritornare a giocare con la sabbia, e a rincorrere l'amichetta di giochi per prenderla prima che cada in acqua, e a giocare con lei a costruire il più bel castello del mondo.

E' bello avere propria figlia come amichetta di giochi.


Un post idilliaco e troppo sdolcinato?


Non dimenticate la crostata al peperoncino!

Frizza, picca e lascia la bocca arsa. Assolutamente da evitare!


Inoltre son pure terminati i panini con le salsicce.

27 luglio 2006

Finalmente la verità

Quel che mancava alla rete era un'enciclopedia con tutto il sapere descritto senza nessun interesse nascosto.


http://uncyclopedia.org


Un esempio per il nostro mucco: cerca "cow" o "zappa".

E saprai ogni cosa.


Culturalmente vostro.

26 luglio 2006

Mare e legami

Le persone che amano il mare sanno come legare le cose. Creano legami solidi che resistano al tempo e alla salsedine.

E non hanno paura della distanza. Loro sanno vedere in lontananza, anche soltanto per leggere l'ora o la lista della spesa.

Amano la solitudine ma quando stai con loro senti il sapore del sole e quando ballano la terra balla insieme a loro.


Una creatura del mare mi ha mandato queste due poesie. Il legame è forte e resistente. Che l'onda ti accompagni.


Grazie


L'UOMO E IL MARE

di Charles BAUDELAIRE

Uomo libero, tu amerai sempre il mare!

Il mare è il tuo specchio; contempli la tua anima

Nello svolgersi infinito della sua onda,

E il tuo spirito non è un abisso meno amaro.

Ti piace tuffarti nel seno della tua immagine;

L'accarezzi con gli occhi e con le braccia e il tuo cuore

Si distrae a volte dal suo battito

Al rumore di questa distesa indomita e selvaggia.

Siete entrambi tenebrosi e discreti:

Uomo, nulla ha mai sondato il fondo dei tuoi abissi,

O mare, nulla conosce le tue intime ricchezze

Tanto siete gelosi di conservare i vostri segreti!

E tuttavia ecco che da innumerevoli secoli

Vi combattete senza pietà né rimorsi,

Talmente amate la carneficina e la morte,

O eterni rivali, o fratelli implacabili!





Questa invece è dedicata a tutti quelli che, senza capire, ci prendono per deboli:


"Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.

Chi è contento che sulla terra esista la musica.

Chi accarezza un animale addormentato.

Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.

Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.

Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo".


J.L.Borges





24 luglio 2006

Calicola estiva

E' fastidiosa questa canicola estiva.

Per uno come me che suda al solo pensiero di movimento (una buona scusa per evitare di pensare) questo caldo è davvero fastidioso.

Con questo caldo occorre fare attenzione a come ci si veste la mattina; bisogna esser previdenti soprattutto se si esce di casa la mattina, dovendo affrontare un'ora di macchina sotto il sole senza l'aria condizionata, per poi dover andare al concerto di Fossati la sera alla Cavea dell'Auditorium accompagnati da una bella moglie come la mia che sicuramente per l'occasione apparirà fresca come la primavera botticelliana (e non voglio sfigurare troppo vicino a mia moglie) per poi dover affrontare quei 70/80 chilometri per raggiungere finalmente l'adorata figlia alla casa al mare. Ovviamente senza mai passare per il via.

Ed è in queste occasioni che scopri che se ti vuoi vestire con la maglietta che ti piace poi non c'è tecnica zen che regga: il caldo umido mi fa sudare.


Mia moglie no! Non suda. Non so come faccia, ma a lei non costa nessun fastidio una casa con le finestre sigillate durante una notte dove l'umidità bagna gli occhiali e rende calda e liquida l'aria che faticosamente si tira su col naso.

Ma questo è un altro discorso ed io sto andando fuori tema.


Ma la canicola estiva non è solo fastidiosa, è soprattutto pericolosa!

Perchè spesso ci si mette col cervello in sleep mode per evitare di sudare e per seguire i consigli che diligentemente ci propinano per il risparmio energetico; e col cervello in frigo non ci si accorge che la sinistra fa il lavoro meglio della destra.

E sì, perchè la destra di B. si è fatta un culo così per 5 anni per cercare di evitare il carcere per questo e per quello mentre la sinistra in appena 5 mesi svuota le carceri per decreto.




"Se non lasciamo nel testo la possibilità di far beneficiare dell'indulto anche Cesare Previti, Forza Italia non voterà con noi questo provvedimento. E vorrei ricordare a tutti che il quorum per farlo passare è di due terzi".


(Pierluigi Mantini, capogruppo dell'Ulivo in commissione Giustizia, Ansa, 20 luglio 2006).


Che palle, con questa calicola mi viene da sudare quando mi fanno incazzare!



20 luglio 2006

Il lonfo


Il lonfo non vaterca né gluisce
e molto raramente barigatta,
ma quando soffia il bego a bisce bisce
sdilenca un poco, e gnagio s'archipatta.



È frusco il lonfo! È pieno di lupigna
arrafferìa malversa e sofolenta!
Se cionfi ti sbiduglia e t'arrupigna
se lugri ti botalla e ti criventa.



Eppure il vecchio lonfo ammargelluto
che bete e zugghia e fonca nei trombazzi
fa lègica busìa, fa gisbuto;
e quasi quasi, in segno di sberdazzi
gli affarfaresti un gniffo.



Ma lui zuto t'alloppa, ti sbernecchia;
e tu l'accazzi.





Fosco Maraini

19 luglio 2006

Forma e sostanza

Con le carezze che mi regali mi fai scoprire i confini del mio corpo.

Vivendomi accanto mi consenti di confrontarmi con te

e questo confronto mi fa scoprire la forma delle nostre personalità.


Ed è attraverso questi confini e queste forme che si manifesta la sostanza dell'amore.


17 luglio 2006

Sacrifici

It is impossible to achieve the aim without suffering.


J.G. Bennett


E' impossibile portare a compimento un proposito senza soffrire.


Il filosofo Gurdjieffiano J. G. Bennett ha proprio ragione. E Fripp ha fatto bene ad inserire questa citazione in loop nella versione di "Here Comes the Flood" presente sul suo primo lavoro solista "Exposure".


Mi è venuta in mente questa frase quando ho constatato che per portare al mare mia figlia dovevo compiere dei sacrifici e sopportare ricatti morali.





14 luglio 2006

la presenza del passato nel presente

Il mio passato è come una cantina piena di cose che non si usano più. Scatoloni chiusi e polverosi dove è difficile mettere il naso dentro.


Ogni tanto faccio pulizia nella mia vita: impacchetto tutto, metto via e ricomincio da capo con una pagina bianca.


Ma a volte il mio passato mi manca. Mi sento sottile e senza storia con la maggior parte dei miei ricordi lontani. Non riesco a raccontarmi.

Faccio fatica a capire chi sono guardando solo il presente e il futuro.


Spesso mi ritrovo ad invidiare le persone che hanno ben presente il loro passato. Che fanno della propria vita una linea con poche curve.


Vorrei essere un unico lungo romanzo e non una raccolta di piccoli capitoli.


13 luglio 2006

Imbarazzo

Pensavo di essere il solo a rimanere imbarazzato per la sguaiatezza e la volgarità mostrata dagli italiani, nel festeggiare la vittoria al mondiale, al Circo Massimo.

Questi giorni cercavo il conforto di qualche giornalista che notasse questo fenomeno. E Stefano Batterzaghi, su Repubblica, è l'unico che non mi ha deluso.


Riporto quello che ha scritto, perchè lo condivido in pieno e non saprei mai esprimermi con la sua stessa intelligenza.



"Ma se non fosse solo una questione di stile? E se anzi la questione di stile, come quasi tutte, fosse una questione di sostanza? I festeggiamenti per la vittoria al Campionato del mondo di calcio hanno avuto qualcosa di francamente abnorme: i gesti forsennati, i denudamenti, i salti, le urla, le mascherate con cappellacci e bandiere, le sceneggiate da salone di barbiere - incominciati già in campo - si sono allargati e amplificati in una due giorni rauca e scomposta, che ha investito le città italiane, ha paralizzato Roma, ha invaso il palazzo del Governo italiano e il prime time televisivo. Ne è rimasto coinvolto un personaggio misurato come il Presidente della Repubblica, che si è sottoposto a una cordiale innaffiata negli spogliatoi e a un'intervista rilasciata sullo sfondo invero poco istituzionale di un cartellone con gli sponsor.

Bisogna vedere se l'abnorme è ancora davvero sorprendente. Chi ricorda la penultima vittoria, quella spagnola dell' '82, trova differenze tali da chiedersi se sia possibile che tante cose siano successe nel frattempo. Allora Giovanni Spadolini e Sandro Pertini si meritarono articoli scritti a occhi sgranati per semplici azioni come sventolare una bandiera dal balcone di Palazzo Chigi, o gesticolare in tribuna muovendo l'aria come quando si dice: "questa sì che è classe". L'esultanza in campo di Marco Tardelli spiccava come un acuto in una litania: un evento di eccezione in un quadro che oggi parrebbe sostanzialmente grigio e allora era già il culmine sgargiante dell'entusiasmo. In quanto ai tifosi di base - una base che proprio allora si allargava all'intera audience televisiva, compresa la parte femminile prima disinteressata al calcio - a quel tempo non conoscevano i modi di festeggiare: era tutto da inventare. We are the champions era stato scritta da cinque anni, ma era nota solo ai fan dei Queens. I caroselli automobilistici erano rarità, nelle città che non vincevano mai i campionati nazionali. Non era ancora invalsa l'idea di truccarsi, dipingere tricolori sulle facce o sul selciato delle strade, pavesare automobili. Allo stadio non si faceva la ola. Le autorità pubbliche non professavano il loro tifo, se non in forma blanda.

Oggi ci troviamo con un intero campionario di figure retoriche dell'esultanza, gesti collettivi ripetuti in schemi fissi, pressoché tutti nel registro dello sguaiato. Gli eroi vincitori fanno quello che fanno i loro ammiratori, e i loro intervistatori invasati da un identico demone: cantano rauchi, ululano, "fanno i matti", dicono volgarità nelle interviste, ammiccano. Campioni: vincitori ma anche esemplari tipici.

Giornali e tv provano a dare un'idea di quel che succede, ma i loro mezzi e le loro categorie non sembrano essere sufficienti. L'Auditel non può registrare attendibilmente audience e share, parametri che vanno in briciole di fronte ai megaschermi. Le inquadrature mostrano folle strabocchevoli ma non danno il senso del coinvolgimento. I giornalisti allineano serie di vocali con segni di accento per suggerire al lettore un'impossibile trascrizione degli urli e dei cori. Nemmeno le cifre - sempre incerte - dei partecipanti riescono a comunicare qualcosa di significativo, poiché il fenomeno è più qualitativo che quantitativo. Non si tratta di decidere quanti granelli di sabbia formino un mucchio, cioè quanti individui formino una folla. E' che la massa agisce come un tutt'uno, diventa un metaindividuo fornito - come dalla classica analisi di Canetti - di organi di senso propri.

L'intrinseca volgarità potrebbe rendere opaco, illeggibile il senso di questi raduni rituali. Non occorre avere mal di testa per essere infastiditi dai noiosi clacson tutta la notte sotto la finestra, così come non occorre lord Brummell per deprecare l'applauso al funerale. Sono fenomeni paragonabili: sono le figure retoriche dell'antichissima - ma quanto rinnovata - ansia di partecipazione. Le sue occasioni di manifestarsi sono chiamate "eventi", sia che si siano prodotte in via naturale o spontanea (la partecipazione a un funerale, la mania collettiva per un caso di cronaca, il successo di un libro o di un film poco pubblicizzati), sia che siano stati organizzati scrupolosamente e sostanzialmente previsti nelle loro dimensioni - come in un raduno di musica pop o rock, o in un Anno Santo. L'abilità degli organizzatori sta nell'avvertire le potenzialità dell'evento, e inquadrarlo quando sta per realizzarsi davvero. Ovvero, regolare l'abnorme.

L'abnorme è il linguaggio standard dei partecipanti all'evento. Per quanto sensate possano essere state le parole di Romano Prodi nel cortile di Palazzo Chigi, di quella serata si ricorderanno solo i cori, le stonature sull'Inno, il nuovo rito del "po po po". E il madrigale "olelè, olalà, faccela vedè, faccela toccà" - fuori dall'increscioso senso letterale con i suoi preoccupanti presupposti porno e maschilisti, poco leniti dal vernacolo goliardico - esprime tuttavia una volontà di uscire dalla rappresentazione e arrivare a toccare una cosa che sia, di fatto, la Cosa (sperando che davvero si trattasse, nell'evenienza, della Coppa del Mondo). E' una volontà contraddittoria perché si annulla da sé: esprimendola non si fa altro che restare nella rappresentazione medesima, o di entrarvi con un gesto abnorme che potrà iscriversi nella memoria, come tocco di colore.

Quando oramai i clacson erano pochissimi e della festa restavano le bandiere alle finestre, i cocci di bottiglia sui marciapiedi e la miscela olfattiva prodotta dalla birra e dalle sue conseguenze, alle nove di lunedì mattina per una via di Milano è passato un disgraziato. Era giovane, aveva paramenti azzurri e tricolori, e con sguardo basso e torvo cantava a squarciagola, sull'aria di un jingle della Coca Cola: "Forza Italia alè alè, Forza Italia alè". Il dettaglio più patetico è che alla fine di ogni strofa, nel silenzio della via, aggiungeva "tutti insieme!". E poi ricominciava, ogni volta, finché ha girato l'angolo. L'abnorme non può essere separato dal corpo collettivo in cui si inscrive, e nel caso lo reclama. Una mitologia delle figure in cui si articola - dall'esibizionismo fisico fino ai nuovi usi e significati dell'Inno di Mameli - deve essere ancora scritto"


Wake up, seamus. The Matrix ha you.

Frequento internet dal 93 e nel 94 ho scoperto le chat.

Una folgorazione.

A quei eravamo dei pionieri. Le prime BBS. Agorà, MClink. Una nuova frontiera.

Tutto il mondo a portata di click e una pletora di gente nuova con la voglia di conoscersi.

Un modo nuovo di comunicare. E a me sono sempre piaciute le novità.

Mi piaceva il modo in cui le persone si aprivano in chat, come io riuscivo ad aprirmi con loro.

Ci si apre quando ci si sente al sicuro e io mi sentivo sicuro dietro uno schermo, giocando in casa seduto alla mia scrivania. Il mio angolo personale della casa.

In chat appari per quello che sei e per quello che dici. Non importa se sei brutto o bello, se sei timido o insicuro.

In chat conta solo quello che dici, e la gente ti ascolta. Una nuova forma di collettività. Semplificata ma potente. Scritte su un monitor che diventano persone reali.


Il modem è stato il catalizzatore della mia socialità.

La maggior parte dei miei attuali amici li ho conosciuti attraverso il modem. Mia moglie l'ho conosciuta grazie al modem.

E la fame di conoscere e parlare con persone nuove non si placa. E mi ritrovo nel groviglio della blogosfera.


Ora i tempi si fanno stretti. La chat e il conoscere nuove persone è un lusso che non sempre riesco a permettermi.


Ma quando succede... è sempre la stessa magia.


Grazie Malvina

11 luglio 2006

JUGBAND BLUES

E' molto cortese da parte vostra pensarmi qui

e vi sono molto grato per aver chiarito

che io non ci sono.

E non ho mai creduto che la luna potesse essere così grande

e non ho mai creduto che la luna potesse essere così scura

e vi sono grato per aver buttato via le mie scarpe vecchie

e per avermi portato qui vestito di rosso

e mi chiedo chi potrebbe stare scrivendo questa canzone.


Non mi interessa se il sole non brilla

e non mi interessa se niente è mio

e non mi interessa se sono nervoso con te

l'amore lo farò in inverno.


E il mare non è verde

ed io amo la regina

e cosa esattamente è un sogno,

e cosa esattamente è uno scherzo?




Syd

Diamante pazzo

Oggi Syd Barrett è partito per il suo ultimo trip.


Grazie Syd per avermi fatto sognare, e continua a brillare, pazzo diamante.




Shine on you Crazy Diamond




Remember when you were young,

You shone like the sun.

Shine on you crazy diamond.

Now there's a look in your eyes,

Like black holes in the sky.

Shine on you crazy diamond.

You were caught on the crossfire

Of childhood and stardom,

Blown on the steel breeze.

Come on you target for faraway laughter,

Come on you stranger, you legend, you martyr, and shine!


You reached for the secret too soon,

You cried for the moon.

Shine on you crazy diamond.

Threatened by shadows at night,

And exposed in the light.

Shine on you crazy diamond.

Well you wore out your welcome

With random percision,

Rode on the steel breeze.

Come on you raver, you seer of visions,

Come on you painter, you piper, you prisoner, and shine!


Nobody knows where you are,

How near or how far.

Shine on you crazy diamond.

Pile on many more layers

And I'll be joining you there.

Shine on you crazy diamond.

And we'll bask in the shadow

Of yesterday's triumph,

And sail on the steel breeze.

Come on you boy child,

You winner and loser,

Come on you miner for truth and delusion, and shine!





Offro da bere!

Ole'!!!

Oggi ho ricevuto i primi utili della società di cui faccio parte!


Incredibile! E' la prima volta che ricevo dei soldi per non aver fatto nulla!


Dai, oggi offro io.

Preferisci una birra, un gelato o qualcos'altro?




10 luglio 2006

Viva l'Italia!

Quante emozioni seguono la vittoria ai mondiali!

Un evento che coinvolge tutti, anche quelli che del calcio di solito importa poco.


Che nel calcio della Nazionale Italiana si veicolino valori di lealtà, unione e eroicità lo si sa.


La gente vuole alzare il trofeo. Vuole sentirsi protagonista e vincente e poter gridare a squarciagola "SIAMO I CAMPIOOOONIIIIII!".


E diventa subito un confronto tra culture.

Per fortuna in questo caso si combatte a suon di grida, calci (di rigore) e pallonate.

Si giustificano le provocazioni razziste di un difensore nei confronti di un campione di fine carriera e ci si indegna per la reazione esagerata e animalesca di quest'ultimo che si trasforma in un'alce.


Lo sport potrebbe essere una bella cosa. Educativa per i giovani. Un valido veicolo di valori. Ma in Italia si vedono pochi sportivi e troppi tifosi e così la mattina dopo la vittoria si leggono i bollettini di guerra. Morti per festeggiamenti, guerriglie con sassate, le classiche vetrine in frantumi e le immancabili automobili in fiamme.


No, non sono il classico rancoroso che non sa godersi una vittoria.

Tutt'altro. Me la voglio godere appieno. Leggerla in tutte le angolazioni. Sono così: mi piace osservare ed analizzare quello che vedo e che vivo.

Non son più quel ragazzino che si è goduto tutti i dettagli e la gioia del mondiale dell'82, dello scudetto della Roma dell'anno successivo e delle vittorie del Banco Roma nel basket di quegli anni. Non vado più a festeggiare col bandierone e col clacson a tutto spiano.


Ora ho capito che non si diventa migliori quando la squadra del cuore vince una partita o un mondiale. Ho imparato a ricavarne un sano pizzico di orgoglio in più e a godere di tutta la gioia sprigionata da un'evento sociale senza perdere d'occhio le esagerazioni e le bassezze di un gioco che è la rappresentazione delle meschinità dell'italietta emersa gli ultimi anni. L'italietta dei furbetti che dei valori sportivi non ha nulla in comune.


Ora la mia gioia è poter saltare festante con mia moglie e mia figlia in braccio che rideva e si divertiva per ogni "CAMPIOOONIII!!!".

L'ansia? No grazie. Un inutile orpello.

Ora siamo CAMPIONI DEL MONDO!

05 luglio 2006

Sassolini nella scarpa

I sassolini nelle scarpe, seppur all'apparenza piccoli ed innocui, danno più fastidio di una traduzione automatica.

Se poi te ne ritrovi su entrambe le scarpe... no! A quel punto non si riesce proprio a camminare.


Per fortuna ci vuol poco a liberarsene.

Qualche scalcione, una bella pestata di piedi, una scarpata qua e la e... finalmente puoi riprendere a camminare, gustandoti una gustosissima Meringa.



03 luglio 2006

Angelo

Sono passati esattamente sei anni da quella mattina in cui tu sei stato strappato via da questo mondo dal tuo male.

Sei anni che continuo a rivivere la scena orribile, violenta, irreale del tuo corpo privo di vita.

La stanza sporca di sangue raccontava la violenza della tua fine con più vigore rispetto alle parole dei tuoi genitori. Poverini, basiti. Loro hanno ripulito il sangue del proprio figlio con una semplicità animale.

Anch'io appena arrivato sono rimasto freddo. Sì sa, ci vuol tempo per tirar fuori le emozioni. Raccogliere il cadavere di un amico è un'esperienza devastante.

Ma lo è ancor di più immaginare quello che tu hai provati in quegli ultimi momenti. Senza neanche poter gridare. Purtroppo un immagine ricorrente nella mia mente.


Mi dispiace che di te il ricordo più frequente sia quello della tua morte. Ma sappi che tutto quello che mi hai insegnato e donato vive ancora dentro me.


Tu mi hai insegnato cos'è la dignità.

I tuoi modi erano sempre gentili e cortesi. Non facevi mai un gesto fuori luogo. Un punto di riferimento fortissimo per un ragazzaccio esuberante come me.


Tu mi hai insegnato cos'è l'amicizia.

Mi hai donato il rispetto e la fiducia incondizionata.


Andavo fiero di te. Un pozzo di cultura. Mi piacevano le tue idee radicali. Spesso non ero d'accordo con te ma non ti ho mai ringraziato abbastanza per avermi mostrato la tua integrità. Sei ancora il mio metro di confronto per il mondo.


Cazzo, è proprio vero che l'esperienza si acquisisce soltanto un istante dopo il momento che sarebbe servita. Ho una manciata di rimpianti con cui fare i conti e una spruzzata di lacrime che inumidiscono anche la tastiera.


Avrei voluto farti conoscere mia moglie. Chissà se ti sarebbe piaciuta. Non lo so, so solo che l'avresti accettata e rispettata come hai fatto con chiunque.


Avrei voluto farti conoscere mia figlia. Stamattina mi sono emozionato fino alle lacrime pensando a lei e a come saresti stato gentile con lei.


Uffa, lo sai che non so parlare. Io ero quello che ascoltava. Mi piaceva ascoltarti. Ed ora non sono in grado di raccontare tutto quello che sei stato e quello che tuttora sei.


Ciao Angelo,

continua a sorridere col tuo sguardo sardonico.

Grazie.

27 giugno 2006

Torna a casa Dilbert

Sono in ufficio e non ho un granché da fare.
Ovvero, l'unico progetto aperto langue noioso e nessuno pare interessarsene.
Figuriamoci quanto posso essere interessato io a velocizzarne la chiusura che in questo momento sono pagato a tempo.

Passo a rassegna i miei link preferiti ed è il turno di Dilbert.
Rido e faccio leggere la striscia al mio vicino di scrivania.
Era da perecchio che mi ronzava per la testa l'idea che Nematode aveva realizzato.
Lui, suppongo in perl. Io ora mi diverto con Python.

Vinco la pigrizia e dopo dieci minuti (10) sono già pronto a mostrare al mio collega il mio risultato.
Dieci minuti per ottenere la mia dose di soddisfazione quotidiana e la striscia quotidiana di Dilbert direttamente nel mio hard disk.











PATH="/home/marco/Documents/Personali/Dilbert/dilbert%s"
URL="http://www.dilbert.com/comics/dilbert/archive/dilbert-%s.html"

import urllib
import time

data_oggi=time.strftime('%Y%m%d')

url=URL % data_oggi

f = urllib.urlopen(url)
data = f.read()
f.close()

inizio=data.find("/comics/dilbert/archive/images/dilbert")
fine=data.find(".jpg",inizio)
ext=".jpg"
if fine==-1:
fine=data.find(".gif",inizio)
ext=".gif"

if fine>0:
url=data[inizio: fine+4]
url="http://www.dilbert.com"+url

f = urllib.urlopen(url)
data = f.read()
f.close()

strip=PATH % data_oggi
strip=strip + ext

img=open(strip, "w")
img.write(data)
img.close()




23 giugno 2006

Summer blues

Un blues in minore.
Atipico. non si capisce bene dov'è la tonale. E' facile trovare vie di fuga in improvvisazione.
Me lo immagino col fiato di John Coltrane, la chitarra di Gary Moore e la batteria di Jerry Marotta, che sa bene come farti rimanere con i piedi per terra. Ma Jimmy, per favore la grancassa non la voglio dritta. La voglio secca e in controtempo, senza i piatti che agli orpelli ci pensa John.
La parte del basso la suona uno sconosciuto col contrabbasso, perchè per fare il giro ostinato che ho in mente non serve Tony Levin, anche perchè c'è il rischio che si metta a cantare.

Vai con l'attacco Jerry che poi Gary inizia il blues. La melodia la tira fuori u.n.o. Felice.

La, Re, La, Mi, Mib, Re, La

Tu John invece sei libero. Portami altrove, insegna alla mia anima l'amore supremo. Libero.


... tre e quattro. Uno ...



Passo il mio tempo sulla corsia di sorpasso del raccordo anulare.
E sono solo a vedere il mondo dalla radio e attraverso il finestrino,
che sputa dentro aria calda e sporca. Asfissiante.
Ma non attacco l'aria condizionata che mi da un senso di claustrofobia.

Il mondo è grigio e tutto uguale.


La, Re, La, Mi, Mib, Re, La

La mia isola d'acciaio scivola noiosamente sull'asfalto.
Il lungo rettilineo è in discesa, ma non posso lanciarmi.
C'è sempre qualcuno, solido e impenetrabile che mi frena.
I tempi sono sempre gli stessi, come in questo blues --
duuu, duuu, iiiiihhh!

John Coltrane mi capisce al volo e inizia a graffiarmi le orecchie.

Lui  è libero, io devo mettere la freccia e uscire.

Cambio di ritmo, ma è solo per poche battute.
Si apre il cancello e sono nella gabbia dell'ufficio.


La, Re, La, Mi, Mib, Re, La


Qui dentro il mondo si fa in apparenza più vasto.
La rete coi suoi percorsi mi suggerisce un senso di libertà.
Ma è troppo vasta e io mi sento legato.


La, Re, La, Mi, Mib, Re, La


Sono muto, le persone ci sono ma parlano senza dir nulla.
Non riesco mai a sintonizzarmi col nulla.
Mi sento solo. Sempre più solo.
Apro il finestrino, la macchinetta del caffé.

La, Re, La, Mi, Mib, Re, La

Il mio grido monta dentro, la mia rabbia si fa blues.

Gary Moore si lancia. La passione si sente.
I pugni ce le mette Marotta.
Il basso non si ferma mai.

TUM - tu-da TUM ... tu da TUM.


NON MI AVRETE MAI!
Il mio grido nel vedere chi mi circonda,
come Ulisse attratto dal canto della sirena.
La sirena della sicurezza di avere un posto.
Loro sanno qual è il loro posto.
Loro sanno qual è il loro lavoro.

Ma combatto la repulsione nel vedere quelle ignobili catene.



What do you get for pretending the danger's not real.
Meek and obedient you follow the leader
Down well trodden corridors into the valley of steel.




"Sì signore!" è il loro motto.
Abbassano lo sguardo e non fanno domande.
La soddisfazione non è nel far bene le cose, ma nell'accondiscendenza.

Io non lotto. Me ne sto nella mia isola,
affacciato alla rete a cercare conforto e canto il mio blues.

La, Re, La, Mi, Mib, Re, La


Ed è di nuovo strada grigia.
Il sole basso mi da fastidio agli occhi
ma mi ricorda che la bellezza è di questo mondo
ed è lenta, libera e incontrollabile.
Non puoi dire al sole come girare.
Se vuoi ti copri gli occhi.

E ritorno a casa, per un altro giro di blues.

Ohhh... yeah!

21 giugno 2006

La Fata del Gelato

la fata morgana
E' lei, la Fata Morgana.

E fa il gelato come pochi lo sanno fare. Il gelato quello buono, che fa bene.
Un'esperienza per il palato.
Per me scegliere i gusti del gelato vuol dire scegliere un gusto da accostare al cioccolato.
Beh, in questa gelateria le prospettive cambiano trovandosi di fronte a cinque tipi di cioccolato.
Quello che ho scelto era speziato con un te' dal sapore affumicato. Subito mi ha fatto venir voglia di Lagavulin.
Qui è il trionfo delle spezie: cardamomo, zenzero e pimento. La perfezione non è mai stata così gustosa.

Il gelato di San Crispino che se la tira su quelle coppette così snob (il cono?!?!? GIAMMAI!!!) ha tovato un sostituto: il sorriso dolce della Fata Morgana che le cialde del cono te le cuoce sotto il naso.

Grazie nematode e alla tua splendida metà.


13 giugno 2006

La febbre del calcio

Quando gioca l'Italia, l'Italia si incolla alla televisione.
Molto più incollata del solito.

Le partite dell'Italia, soprattutto quelle dei mondiali, sono come il Presepe. Non vieni considerato italiano se non ti fermi ad ammirare il presepe.

E come il presepe, la partita dell'Italia ha i suoi riti.
Mi ricordo che nell'82, le formazioni erano due: quella che giocava in Spagna e quella della disposizione della nostra famiglia sul divano e sulle varie sedie: dopo la prima partita vinta, non doveva essere modificata. La superstizione era una scienza.

Ieri sera ad essere doppia era la partita: quella contro il Ghana e l'altra contro l'innocente irruenza dei due pargoletti di casa che, non interessati alla partita, cercavano di scoprire il mondo. Ma si sa che quando si ha meno di due anni la scoperta del mondo può essere pericolosa.
Ma per due giovani coppie in piena attività agonistica-genitoriale è un'impresa facile quella di mangiare su piatti di carta seduti su un divano saltando di scatto per recuperare la propria figlia che apre la stanza che non deve aprire o che vuole mangiare l'insalata di riso del tuo piatto senza impallare troppo la televisione e seguendo la storia dell'incontro calcistico.

Il primo gol lo segna mia moglie: "da che parte dobbiamo segnare?"
Io mi faccio sorprendere e nell'esultare scopro che dietro la mia testa c'era muretto sporgente.
Mi dico che la capocciata è la punizione che mi spetta, mentre mia figlia, finita dentro un baulle, inizia a tirare giocattoli giù dalle scale.

Della combriccola soltanto Leo è un esperto di calcio. Per me "Iaquinta" potrebbe essere una misura di reggiseno e "Pirlo" un insulto. Nomi sgrammaticati che si adattano bene ad un dislessico come me.
E' a Leo quindi che bisogna chiedere "per chi gioca Grosso?".

E' una passione strana quella degli italiano per il calcio.
Davanti al presepe nessuno chiede al vicino "chi è quella vicino al bambinello?".

09 giugno 2006

La terza narice

Leggendo i giornali e sentendo quello che dice la gente che mi circonda mi viene in mente una citazione di Giovannino Guareschi: "i comunisti hanno la terza narice per scaricare il cervello e riempire la testa di propaganda di partito".

Evidentemente il tratto genetico è dominante e s'è diffuso nella popolazione.

Grazie Ettore

08 giugno 2006

La Meringa

Mia moglie è strabordante di personalità. Non può passare inosservata. E' inevitabilmente la protagonista. Vede dettagli e sfumature che solo una persona della sua cultura può notare.



Molte volte mi sono cimentato nell'esercizio mentale del provare a descriverla e proprio quando il modello di lei era chiaro nella mia testa lei lo ha puntualmente smentito, mostrandomi altre sue prospettive.



Lei ha bisogno di spazi ampi, di palcoscenici per mostrarsi, di libri da scrivere per esprimersi. Riesco a fatica a comprendere come riesca a stare rinchiusa nella sua attuale situazione di mamma, lavoratrice e casalinga. Ma lei ha così tanta umanità dentro di sé che, con la sua impulsività ed esplosività, il suo essere sanguigna, ha personalizzato il modo di essere mamma, lavoratrice, casalinga.



Non scriverò qui quanto l'amo per queste ragioni perchè con lei ho capito che l'amore non si scrive e non si dice. L'amore lo si può fare, ma così non sempre è amore. L'amore va dimostrato. Ma non con gli strumenti della logica. Anzi quelli con lei devo lasciarli da parte.
L'amore si dimostra con l'amore. Con la considerazione.

Sto diventando forse...

... ricchione?
E' da ieri che ho l'orecchio destro attappato.
Ora anche il peso della mia faccia mi risulta sbagliato.
E soprattutto non so più cosa succede da questa parte di universo.

07 giugno 2006

Considerazioni

Sono un uomo e faccio l'informatico.
Esco di casa la mattina per andare a lavorare e rientro la sera.
Lavo i piatti sia a pranzo sia a cena.

06 giugno 2006

King Crimson

I King Crimson sono per me quello che Frank Zappa è per Mucco Pazzo: la fonte primaria di emozioni sonore. Stimoli ed energia.
Dal '69 ad oggi hanno continuato a inventare la ruota della musica.
Sono ricordati dai più per il loro primo capolavoro, il disco che ha creato il progressive. Chi non si ricorda quel disco con quella faccia dagli occhi sgranati e la bocca spalancata in quella specie di smorfia urlata?

Beh, loro sono andati avanti. Negli anni 70 hanno fuso il jazz al rock, inventando le improvvisazioni rock. Negli anni 80, hanno creato un genere. Sofisticato. Divertente. Leggero. Intelligente. Folle. Geniale. Con Disciplina.
Negli anni novanta hanno aggiunto a tutto questo il metal.
E nel nuovo millennio l'elettronica.

Questo è "Level Five" del 2003.


6-6-6

Oggi è il 6-6-6.

Cosa dobbiamo aspettare?
Che Mastella conceda la grazia a Provenzano?
Che mia figlia inizi a parlare enunciando tutti i numeri della serie di Fibonacci?

La mattina promette bene: la commercialista mi ha comunicato quanto devo pagare di tasse e "l'amico" assicuratore mi ha mandato il conto dell'assicurazione auto: 816.50 eurelli.

Perchè Satana non si manifesta bruciando e portando con se nella profondità degli inferi questi forieri di malasorte?



05 giugno 2006

Mondi lontanissimi

Da pochi mesi trascorro i miei tragitti casa-lavoro-casa su una nuova macchina sulla quale c'è un vecchio stereo a cassetta.
Ho dovuto accatastare tutti i miei CD e ripescare qualche vecchio nastro interessante.
L'altra sera dai miei ho ritrovato una mia vecchia cassetta, di quando mi registravo i vinili su nastro e ne facevo copertine di cui andavo fiero. Allora avevo parecchio tempo a disposizione per procurarmi soddisfazioni.

Franco Battiato. Fa parte della mia cultura. E' dentro il mio dna.
Riascoltare "Giubbe Rosse", il suo primo disco live, mi ha riportato indietro di quindici anni. I miei gusti musicali sono mutuati, evoluti, ampliati.
Mi ero dimenticato di quanto mi piaceva la terza facciata di quel disco, quella con "Sequenze e frequenze", "Aria di rivoluzione" e "No U turn" .
Riascoltando quei pezzi stamattina ho capito quali sono le radici dei suoni e delle atmosfere che ora ricerco nella musica di Robert Fripp. Lo so che sono mondi lontanissimi. Ma io stamattina li ho vissuti entrambi.


No U turn

Per conoscere
me e le mie verità
io ho combattuto
fantasmi di angosce
con perdite di io.

Per distruggere
vecchie realtà
ho galleggiato
su mari di irrazionalità.

Ho dormito per non morire
buttando i miei miti di carta
su cieli di schizofrenia.

Il tempo passa

Quante cose son successe dietro questa ovvietà.
Ho rispolverato dopo un paio d'anni questo blog, a dire il vero  poco usato.  Ho cancellato le cose inutili.
Ho rivangato col pensiere tutte le cose che mi son successe negli ultimi due anni.
Tipo l'aver cambiato casa e città e l'aver visto nascere quella portatrice sorridente di riccioli biondi e di occhioni vispi che è mia figlia.