25 settembre 2006

Language is a virus

E' irritante trovarsi alla mia età, reputandosi una persona socievole a cui piace seguire e spesso condurre conversazioni con altre persone, magari facendo qualche battuta, trovarsi retrocesso a presenza inutile e silenziosa.
E' questo quello che accade quando mia moglie incontra i suoi amici francesi: improvisamente le mie capacità di comunicazione scendono agli stessi livelli di quelli di mia figlia di 2 anni.
Gli amorevoli sforzi di mia moglie spesso sono inutili, lei cerca di tradurmi il traducibile ma il più delle volte il percorso delle conversazioni è così veloce che non faccio in tempo a pensare qualcosa da dire che nel momento in cui finisco di tradurlo mentalmente in inglese (terreno neutro che credevo -sbagliando!- internazionale) gli altri stanno già parlando d'altro.
Ed è così che mi ritrovo a sorridere con un'espressione probabilmente vuota mentre mi sforzo di capire quello che stanno dicendo, cercando di collegare insieme i significati di quella decina di parole francesi che sono riuscito a decifrare e quando credo di averne colto il senso mi ritrovo gli occhi di tutti puntati addosso mentre aspettano di sentire quello che faticosamente provo a dire.
E' difficile dipingere quelle facce imbarazzate che non mal celano il fastidio per avergli fatto perdere tempo ad ascoltare quella cazzata che ti è uscita fuori che il più delle volte non c'entra un piffero con quello che stavano dicendo loro.

Chissà se invece io riesco a mascherare la faccia imbarazzata di quando mi ritrovo trasformato in una mascotte sotto le lodi esagerate che mia moglie pubblicamente mi tesse per risollevare la mia immagine senza potermi difendere con una battuta ironica?

E così mi ritrovo a fare il turista nella mia città, con mia moglie che intrattiene i suoi amici e fa da cicerone mostrandosi spigliata e sempre con la situazione in pugno mentre io reprimo la mia voglia di comunicare sotto il peso di mia figlia. Certo, perché mi permetto pure di fare l'ottimista e credere che mia figlia cammini da sola dandomi la mano per Roma e lascio il passeggino in macchina credendo che si tratti solo di un inutile peso da portarsi appresso. Quindi non devo lamentarmi se poi sono costretto a tenerla in braccio per tutto il tempo e devo far finta di nulla mentre cerco di rianimare il mio povero braccio.

Pranziamo in un ristorante turistico vicino Campo de' Fiori e ci si mette pure il cameriere a parlarmi in inglese nonostante i miei sforzi per mostrarmi italiano de Roma. Inutile. Mi sento sempre più io lo straniero fuori luogo.

Quando poi torno a casa, stanco morto per tutti i chilometri percorsi a piedi e col braccio depresso che mi manda a quel paese col linguaggio del corpo (NOOO!!! Un'altra lingua da comprendere no!!!) cos'altro posso desiderare se non passare la notte sul divano?

5 commenti:

Keterita ha detto...

capiaco adesso gli asterroidi!

Keterita ha detto...

mi ci metto anche io con la dislessia da tastiera....era capisco!

Bukaniere ha detto...

:) Ti capisco! La mia ragazza insegna inglese in una scuola di lingua (sai quelle multinazionali che per millemila euro non ti insegnano a parlare?) e quando la vado a prendere, quando esce la sera, mi riassume in Inglese quello che è capitato nella giornata, i discorsi, i litigi col capo... Sometimes I understand, sometimes I'm too tired even to listen... :)


Stessa cosa poi mi capitò, anni addietro in Spagna. Andai con un amico che ablava l'idioma muy bien, ma io comprendivo poquito...

Muy difficil cuccarsi una chiquita se non abli l'idioma! Pare che l'Inglese lo spikkino solo pochi... Idiomi! ;)

MuccoPazzo ha detto...

je speak francais cumm'na zoccola parisienne.

utente anonimo ha detto...

Come ti capisco! Mi hai fatto avere un deja-vu.

Io sguazzo talmente nell'italiano, che fuori di esso sono un eremita frustrato. Qualsiasi sia la situazione.

Non parlo neanche in dialetto! (e un po' mi dispiace).


gigio