29 novembre 2006

Deformazione professionale: bottom-up

Avete presente quella sensazione che si prova quando alla fine tutti i pezzi combaciano e quel brivido di soddisfazione quando vedi per la prima volta che quello per cui hai lavorato funziona?

Io ci vado matto!
E' da quando ancora giovincello che mi apprestavo a studiare i vari metodi di programmazione. Io sono della vecchia guardia e mi hanno insegnato la progettazione bottom-up: prepari i vari componenti del sistema e solo alla fine li metti insieme.
Ora le moderne strategie di elaborazione dell'informazione l'hanno riportata alla luce per affiancarla alla più usata top-down. Ma questa è solo una mia piccola personale soddisfazione filosofica.

Io sono sempre stato bravo a vedere contemporaneamente l'obiettivo e le soluzioni dei piccoli problemi che per raggiungerlo occorre trovare.
E poi nella vita di tutti i giorni la top-down è inaplicabile: non si può mettere in lavastoviglie i piatti che non sono stati prima accumulati e sciacquati.
Mi vergogno un po' e non biasimo mia moglie che mi prende per il culo quando per sbrigarmi a mettere a posto la cucina metto in pratica le mie teorie. Ma è solo mio il gusto di sapere di aver fatto una cosa nel migliore dei modi nel minor tempo. E lei è giustificata: sono molti a non apprezzare le tecniche dove il risultato si vede solo alla fine.

E comunque oggi mi sento come se qualche nodo si sia sciolto. Come un piccolo traguardo raggiunto.
Ma mi sfugge al momento quale sia l'obiettivo verso il quale mi sto muovendo.

Adoro le sorprese! ;-)

3 commenti:

Bukaniere ha detto...

Diciamo che in cucina ci sta meglio il "Top-Down", soprattutto sugli hamburger....


Il "bottom-up" è anche detto "69"??? Bè, è un "approccio" che piace molto anche a me! :P

seamus ha detto...

Vedi che di estimatori della tecnica se ne trovano? ;-)


utente anonimo ha detto...

Non capisco cosa c'entro io con le tue elucubrazioni.....

La lavastoviglie si carica e si programma solo e sempre nello stesso modo: e cioè come voglio io!

xxx