24 novembre 2006

Much OR Better

No, non mi sentivo ansioso di tenere aggiornato il blog.
Ho già sufficienti problemi a dover affrontare la personale ricerca del mio ego, accantonato e ormai perduto sotto una realtà che si è fatta ingombrante e troppo veloce per uno come me che ama prendersi il proprio tempo e assaporare ogni boccone.
Mi sento già abbastanta sopraffatto dalla mancanza di libertà per impormi nuove scadenze e nuovi impegni.

Rincorrere il tempo solo per fare più cose non fa per me che non sono un competitivo.
Mi piacerebbe essere piuttosto un collaborativo. Ma per questa strada si va fuori tema.

Avverto un velato senso di antipatia per quelle persone che cercano di mostrarsi ultra efficenti nel fare più cose contemporaneamente, che vanno sempre di fretta per sentirsi indaffarati-quindi-importanti e si sentono quindi esonerati dal prestare rispetto verso chi gli sta tra i piedi. Oggi, un esempio tanto per non rimanere sempre sul generico, un tizio entra nel nostro laboratorio, riceve e risponde ad una telefonata mentre un collega stava lavorando per lui, si allontana a voce alta e esce sbattendo la porta. Quando rientra, un collega gli chiede se la prossima volta può far attenzione alla porta e lui, tranquillo e superiore: "scusa, non c'ho fatto attenzione". Cerca di riprendere le fila del lavoro (e del collega) lasciato in sospeso continuando a commentare a voce alta "ma c'ha detto quello? nun c'ho capito un cazzo"! Improvvisamente si ricorda un impegno e sempre di fretta esce sbattendo la porta.
Ma se non sei capace di seguire un lavoro, una telefonata e altri tuoi impegni contemporaneamente, perché ti ostini a farlo e vieni da noi a mostrare la tua inefficiente fretta sbattendo la porta?

L'eterna lotta tra quantità e qualità.

Sto cercando quindi di tagliare sulla quantità e provare ad aumentare la qualità. Almeno fino a quando la mia mancanza di disciplina, la mia ansia e la curiosità di fare e scoprire cose diverse mi porteranno nuovamente all'intoppo.

Ho iniziato con la musica: ascolto solo le cose che vale la pena ascoltare. Sono passato alla scoperta dei classici jazz.

9 commenti:

utente anonimo ha detto...

Concordo pienamente su tutta la linea, sono del tuo partito e vivo gli stessi problemi. Forse ci differenzia ciò che cerchiamo di assaporare nella nostra quasi perduta libertà, ma chissenefrega!

Per la tua ultima osservazione, ti consiglio vivissimamente il Modern Jazz Quartet. Mi hanno sempre mandato in sollucchero.


gigio

seamus ha detto...

Ma se poi il quartetto moderno manda anche me in sollucchero... non è che poi trovo traffico a tornare e perdo tempo? :D


Grazie della dritta.

utente anonimo ha detto...

Mi sento in linea con quello che scrivi anche se a volte è diffficile scindere la quantità dalla qualità, sono ancora attratto dal Junk food ;o)

Se ti capita ascota:

Thelonious Monk Quartet with John Coltrane at Carnegie Hall


pOpAle

seamus ha detto...

pOpAle, non ci crederai ma lo stavo ascoltando quando ho scritto il post.


Ora mi sto facendo una cultura su Miles Davis. Soprattutto il periodo elettrico.


coooooooooooooooooooool.

:-§

utente anonimo ha detto...

e sei un grande seamus! Miles rimane uno dei punti fermi!

pOpAle

MuccoPazzo ha detto...

E io, che leggendo il post stavo per consigliarti "Pharaoh's Dance" da Bitches Brew.


Chi supera quel pezzo, poi sopravvive.

seamus ha detto...

Mucco, devo ammettere che ho alscoltato per la prima volta Bitches Brew solo un paio di mesi fa e ... beh... non ce l'ho fatta ad ascoltarlo tutto in una botta sola.

Ma ho capito che avevo trovato il jazz che cercavo.

Abituato a tutte le improvvisazioni Crimsoniane ora riesco a fischiettare tutto il disco fino a Feio.


L'unico inconveniente è che ora vedo dei piccoli elefantini rosa che mi gironzolano sulla scrivania.... =8-O


;-)



PS: Ieri ho rispolverato un altro paio di classici: "Black Market" e "Heavy Weather".

Tu non ne sai nulla, vero? ,-)







MuccoPazzo ha detto...

Praticamente sono le basi...


Procurati "8:30" e mi saprai dire.

seamus ha detto...

Quel disco me lo sono consumato quando è uscito insieme a mio cugino nei pomeriggi di studio a casa di mia zia.

Insieme alla mia cassetta con i classici sopra citati.


Poi ad una certa ora in TV iniziava Ottava Nota con quel matto di Richard Benson che abitava nel mio quartiere. Ed il delirio cambiava rotta.